San Genna’ aiutaci tu! San Genna’ pienzc tu! San Genna’ nun pazzia’!
Quante volte l’ho sentito dire attraversando gli stretti vicoli di Napoli nel giorno dedicato al Santo patrono. Che strana città è Napoli. Tanto caotica e ancor più caotica nel giorno di San Gennaro dove sembra si faccia a gara per parlare con il Santo . E così c’è chi entra in chiesa con la maglietta di Maradona, si siede e prega parlottando ad alta voce, chi spinge per provare a toccare l’ampolla, chi quasi si arrampica al busto del Santo forgiato da Lello Esposito , alto quasi 4 metri. E quest’anno, dopo 17 secoli anche le panche in prima fila, quelle riservate alle parenti “ Sore i san Gennaro” cioè alle donne anziane che pregando inveiscono per sollecitare “faccia ‘ngialluta” (faccia gialla, un appellativo con cui viene chiamato il Santo), sono state riservate agli ospiti d’onore … i reali del Belgio, contribuendo a far ribollire il sangue nell’ampolla e quello delle sorelle che da secoli sono pronte a intervenire anche con insulti e litanie. Quasi imprecano i napoletani. “San Genna’, nun pazzia’ , sennò senza miracolo so guai”. E allora San Gennaro accontenta tutti e fa il miracolo, il sangue, nelle mani dell’arcivescovo, si scioglie come nei migliori auspici. “Brav San Genna’, mo tenimm na speranza e cchiu”. E si, la speranza non muore mai...